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Incendi agricoli e cambiamenti climatici nell'Artico

1 maggio 2009
Incendi_agricoli_e_cambiamenti_del_clima_artico

Nell'ultimo secolo, l'Artico si è riscaldato a un ritmo quasi doppio rispetto al resto del pianeta. Se l'aumento dell'anidride carbonica e di altri gas serra è responsabile di gran parte di questa forte tendenza al riscaldamento, l'Artico è anche molto sensibile agli inquinanti a vita breve - gas e aerosol che viaggiano verso nord da latitudini più basse, influenzando il clima artico nel breve termine. Secondo stime recenti, l'aerosol di black carbon, o fuliggine, prodotto dalla combustione incompleta di biomassa e combustibili fossili, è responsabile fino al 30% del riscaldamento artico. I depositi primaverili di black carbon rappresentano una particolare minaccia per il clima artico, in quanto possono accelerare lo scioglimento di neve e ghiaccio.

Gli incendi agricoli, che hanno lo scopo di rimuovere i residui delle colture per una nuova semina o di eliminare le sterpaglie per il pascolo, contribuiscono a una parte significativa del black carbon proveniente dalla combustione di biomassa che raggiunge l'Artico in primavera. Il telerilevamento degli incendi nei terreni non forestali, combinato con l'analisi dei modelli di trasporto chimico e dei database sulle emissioni degli incendi, rivela che le concentrazioni di black carbon provenienti dagli incendi agricoli sono più elevate nelle aree dell'Eurasia - dall'Europa orientale, attraverso la Russia meridionale e siberiana, nella Cina nordorientale e nella parte settentrionale della cintura dei cereali del Nord America. I principali responsabili delle emissioni, in ordine decrescente, sono: Russia, Kazakistan, Cina, Stati Uniti, Canada e Ucraina.

In molti Paesi le norme sulla combustione in agricoltura sono poco applicate. La Russia e il Kazakistan vietano ufficialmente la combustione in campo aperto a livello ministeriale, ma gli incendi si verificano spesso su terreni agricoli (o ex-agricoli) e spesso si diffondono nelle praterie e nelle foreste adiacenti, creando vaste fiamme. Anche la Cina vieta di bruciare gli scarti delle coltivazioni, ma anche in questo caso la pratica è diffusa, soprattutto nel nord-est, dove le emissioni di black carbon hanno maggiori probabilità di influire sull'Artico. Negli Stati Uniti e in Canada vigono norme che variano a seconda degli Stati e delle province e che mirano a limitare l'impatto degli incendi agricoli sulla qualità dell'aria e sulle proprietà circostanti, consentendo al contempo la combustione "necessaria".

Gli incendi agricoli primaverili, sebbene generalmente più piccoli e di durata inferiore rispetto agli incendi boschivi, hanno un forte effetto cumulativo sui livelli di inquinamento dell'Artico. Questi incendi provocano il trasporto e la deposizione nell'Artico durante il periodo più vulnerabile per lo scioglimento dei ghiacci marini; inoltre, le temperature più basse degli incendi provocano la combustione, emettendo concentrazioni più elevate di prodotti della combustione incompleta del carbonio. Questi incendi rappresentano quindi un chiaro obiettivo di mitigazione. I recenti progressi nelle tecniche di telerilevamento e di modellazione hanno migliorato le condizioni per identificare le fonti di emissione della combustione di biomassa e misurare il relativo impatto sul clima. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie agricole, come la gassificazione della paglia e il biochar, possono offrire alternative promettenti alla combustione in campo aperto dei rifiuti vegetali. Il compito di ridurre l'impatto del black carbon sull'Artico richiede un approccio concertato, specifico per ogni regione, agli incendi agricoli, che combini l'innovazione economicamente sostenibile con un maggiore monitoraggio e una maggiore regolamentazione.